In questo primo autunno, il clima anomalo che viviamo sta ponendo non poche difficoltà alle diverse colture della fascia trasformata, pomodoro in serra in primis.
Questa specie comprende oggi varietà sempre più adattabili anche climi sempre più ostici e caldi, sebbene tuttavia condizioni determinanti come la UR e il fotoperiodo possano ancora limitarne la capacità fruttifera. Il pomodoro è, infatti, una specie neutrodiurna, richiedente una temperatura ottimale di sviluppo di circa 26-30°C durante il giorno, oltre la quale si verificano anomalie nello sviluppo delle infiorescenze, nell’allegagione, nella formazione dei pigmenti dei frutti e del licopene. Tra i principali sintomi di stress da caldo a carico delle infiorescenze, infatti, si possono annoverare gli aborti, sia dell’intero palco, sia, nei casi meno gravi, dei fiori apparentemente allegati, anche se precedentemente visitati da Bombi impollinatori.
Le soluzioni in grado di mitigare sono diverse, e non sempre adattabili al periodo post-estivo attuale: basti pensare alle reti ombreggianti, oggi non consigliabili a causa della notevole riduzione delle ore di luce; tuttavia, interventi come un’adeguata ventilazione del microambiente-serra e la nebulizzazione sovrachioma (o il fog system), possono ridurre se non annullare i deficit nella UR e gli eccessi termici.
Ma non basta! Un notevole aiuto può arrivare dalla somministrazione di formulati ad azione biostimolante, a base di Glicinbetaina, Acido Folico e derivati vegetali ad azione fitormono-simile, in grado di compensare le risposte fisiologiche agli stress e favorire le capacità riproduttive delle piante.
Nelle piante, infatti, la formazione e lo sviluppo dei primordi fiorali avviene mediante diversi fattori interagenti fra loro, come lo stesso ambiente di crescita, il fotoperiodo, la temperatura, le capacità genetiche (varietà) e il biochimismo della pianta stessa, come la presenza di fitormoni (auxine, citochinine, gibberelline), di carboidrati disponibili e di alcuni composti metabolicamente attivi responsabili della induzione fiorale (Poliammine, Prolina e Glutatione). Elementi come la diponibilità di zuccheri, fondamentali mattoni energetici che danno il via ai processi di differenziazione dei tessuti riproduttivi e quindi di infiorescenze e semi, o ancora la disponibilità di elementi plastici, come l’Azoto, il Fosforo e il Potassio, macroelementi per eccellenza della crescita e sviluppo delle colture che, in vari assetti, possono influenzare o meno l’induzione fiorale e la stessa allegagione.
Da ciò premesso, in prevenzione agli effetti negativi dovuti al clima e ai venti sciroccali, è possibile mitigare gli effetti avversi sulla crescita e sulle prestazioni di ciascuna coltura intervenendo mediante specialità che apportino alcuni di dei fattori biochimici della fioritura sopracitati, come Boro, Prolina e Glutatione (Propolline, Simcro), in aggiunta con gli amminoacidi responsabili nella produzione di fitormoni vegetali, integrati perfettamente con soluzioni NP e acidi organici (Fosfacel 800, Cosmocel), nonché le auxine, le citochinine e le gibberelline responsabili dell’adeguata traslocazione dei fotosintetati nei tessuti (Maxi-Grow, Cosmocel); induttori di resistenza come i formulati a base di Silicio e Calcio, possono contribuire altresì al rafforzamento delle strutture e organografiche delle infiorescenze, come i peduncoli e il rachide (Barrier Si-Ca, Cosmocel).
La somministrazione dei prodotti Biostimolanti deve essere preceduta da un’adeguata valutazione di campo dello status vegeto-riproduttivo della coltura, attraverso ricognizioni di Tecnici specializzati, i quali in grado di valutare formulati e interventi attraverso un’adeguata stesura di protocolli d’intervento.
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fonti:
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