Scarsa biomassa vegetale, clorosi internervale, senescenza fisiologica anticipata dell’apparato epigeo, riduzione nell’assorbimento e assimilazione di macro, meso e microelementi, vigoria di palchi e allegagione scarsi, ecc. Questi, di carattere atipico, insieme ad altri sintomi marcatamente specifici, come la marcescenza della zona capillare delle radici, le lesioni e la suberificazione a carico delle radici secondarie e degli imbrunimenti della zona primaria, costituiscono il quadro diagnostico di una malattia da crittogame ormai sempre più diffusa: la Radice suberosa, agente eziologico Pyrenochaeta lycopersici (R.W. Schneid. & Gerlach).
Questa problematica fitosanitaria si è molto estesa negli ultimi anni, a causa dell’intensificazione dei cicli colturali e della marcata ed aumentata “sindrome da reimpianto” (vedi “Le fatiche dei suoli”) che colpisce le monosuccessioni in serra e in campo.
La presenza del fungo non è sempre rilevabile, in quanto proprio i sintomi più generici, come la riduzione assimilatoria e le clorosi, possono anche comparire in tempi differenti rispetto a quelli più tipici (suberificazione della radice), aggravando il quadro in continua evoluzione e fortemente condizionato dall’ambiente colturale (in foto e video colture colpite con sintomi atipici e specifici in radice).
Da non sottovalutare che, essendo un fungo formante microsclerozi (organi duraturi di riproduzione del fungo), è in grado di perdurare nei suoli, condizionando le infezioni ciclo per ciclo, raggiungendo picchi di gravità progressivamente sempre più alti nel corso degli anni. Le fenofasi più sensibili all’infezione, nel pomodoro in particolare, sono soprattutto quelle di sviluppo post crisi di trapianto e sono fortemente condizionate dal livello “rigenerativo” del suolo, ovvero da:
- presenza di sostanza organica, con aumento della flora antagonista, responsabile della diminuzione nella vitalità dei microsclerozi;
- composti ad azione stimolante nei confronti del Microbioma, come Terpeni, Flavonoidi, Polifenoli, Polisaccaridi, ecc… ad attività prettamente biochimica;
- flora batterica e fungina ad attività antagonista, come alcune specie di Trichoderma spp.
Rigenerare un terreno, oltre che a disinfettarlo preliminarmente con le diverse soluzione sterilizzanti disponibili (solarizzazione, fumigazione), al fine di scongiurare l’insediamento anticipato del patogeno, è sicuramente la via più sostenibile alternando ed integrando le diverse tecnologie di formulato disponibili. Nei terreni infestati, buona norma infatti è utilizzare composti ad azione bio-rigenerante la microflora della rizosfera, come estratti a base di Flavonoidi solforati (Italo, Itaka), in grado di:
- favorire la proliferazione microbica antagonista;
- aumentare le difese passivo-attive delle piante;
- esercitare azione diretta e attiva nei confronti dei patogeni tellurici (quindi Pyrenochaeta e anche altri), per fumigazione locale nel substrato del formulato.
Fonti:
A.A. vari: A cura di S. W. Davino. Avversità del Pomodoro – Virus e funghi terricoli. Ed. L’informatore Agrario. 2018
Amenduni M., Colella C., D’Amico M., Bubici G., Cirulli M. (2008), Effect of an Organic Amendment on Corky Root Susceptible and Resistant Tomatoes. Acta Horticulturae, 789.