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COLATURE E ABORTI FIORALI: LA NATURA CHE NON TOLLERA LA NATURA

22-11-2021 15:48

Raggio Verde

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COLATURE E ABORTI FIORALI: LA NATURA CHE NON TOLLERA LA NATURA

Palchi scarsamente vigorosi, mancata allegagione e aborti fiorali o dei frutticini: sono questi i risultati di un periodo di maltempo “buio”, durato...

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Palchi scarsamente vigorosi, mancata allegagione e aborti fiorali o dei frutticini: sono questi i risultati di un periodo di maltempo “buio”, durato quasi un mese!

 

A soffrirne sono soprattutto le colture di nuovo trapianto in serra o i cicli con piante a varietà sensibili o poco adattabili ad autunni caldi e caratterizzati da continua copertura nuvolosa, la quale occlude parte della radiazione luminosa, indispensabile per i processi fotosintetici.

 

Le colture sono praticamente inondate da stimoli alla crescita notevoli, con temperature esterne non inferiori a 17-25°C, non perfettamente compensate da un regime fotosintetico adeguato che possa soddisfare le richieste dei tessuti in neoformazione.

 

Quest’ultimi, soggetti a fotoperiodismo e all’assetto ormonale vigente, tendono a competere per gli stessi fotosintetati, realizzando, su solanacee in particolare, la relazione apici > germogli > foglie > infiorescenza > frutti, effetto, come noto, strettamente correlato al movimento delle Auxine prodotte dalle piante, fitormoni essenziali per la movimentazione degli elaborati dalle zone di sintesi (foglie) verso gli organi “pozzo”.

 

Il fotoperiodismo è fortemente legato alle Auxine prodotte dalle piante, ne regola la ridistribuzione polare o laterale, e ciò fa sì che un periodo “ombreggiato” lungo ne favorisca la concentrazione negli apici, determinando sgradevoli filature.

 

Congiuntamente, la riduzione del processo fotosintetico a causa della relativa poca luce e della chiusura spesso forzata delle serre con conseguente limitazione della CO2, non garantisce la sintesi di elaborati sufficienti per soddisfare ogni elemento nella disequazione sopraesposta, determinando quindi una scarsa disponibilità di zuccheri per gli organi a valle della relazione, come appunto, infiorescenze e frutti.

 

La luce è anche fondamentale per i passaggi biochimici di stato del fitocromo, pigmento proteico ad azione enzimatica per numerosi processi fisiologici delle piante, come l’espressione genica, la distensione fogliare e la stessa fioritura. 

 

Questi particolari equilibri fisiologici divengono alterati quindi in presenza di clima anomalo, il quale instaura condizioni favorevoli allo sviluppo vegetativo (temperature elevate) e di competizione inter e intrapianta (tra le piante di una coltura e tra organi in una stessa pianta), polarizzando i pochi nutrienti prodotti verso gli organi di sviluppo (apici, germogli e foglie) anziché verso le parti generative e riproduttive (fiori e frutti).

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Che fare dunque?

 

La soluzione al quesito non è semplice: bisognerebbe forzare le piante ad un riassetto ormonale, tuttavia sempre condizionato dagli eventi climatici non controllabili, cercando al contempo di favorire la creazione di riserve (zona midollare) che possano sopperire ad eventuali alterazioni del metabolismo come quelle su indicate.

 

Interventi del genere non andrebbero tuttavia intrapresi durante e dopo gli eventi di squilibrio, ma anticipatamente, seguendo l’andamento climatico e preparando le colture a possibili fenomeni di ombreggiamento, alte temperature notturne e chiusura forzata delle strutture serricole.

 

Tra gli elementi di supporto, figurano sicuramente sostanze come il Triptofano (precursore dell’IAA, vedi TRIPTOFANO, AUXINE E INGROSSAMENTO), somministrato per via radicale e/o fogliare (TRIPTON, Simcro), estratti organici, L-amminoacidi, vitamina B1 e complessi vegetali biostimolanti la fotosintesi somministrati per via fogliare (HUMIFERT, Cosmocel), nonché oligosaccarine, glutatione ed estratti di aloe vera (PROPOLLINE, Simcro), per il miglioramento delle condizioni di allegagione generale dei fiori.

 

È tuttavia indispensabile pianificare ogni intervento, contattando opportunamente Tecnici e Consulenti, in quanto si rende sempre necessario contestualizzare i protocolli specifici, secondo tipologia, varietà e azienda, al fine di rendere quanto più efficaci possibile ogni somministrazione.

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fonti:

Pattison, Richard & Csukasi, Fabiana & Catalá, Carmen. (2013). Mechanisms regulating auxin action during fruit development. Physiologia plantarum. 151. 10.1111/ppl.12142.

Taiz L., Zeiger E., M. Møller I., and Murphy A. Plant Physiology and Development 6th ed. (2014) - Piccin

Tonzig S., Marré E., Botanica generale: Morfologia e Fisiologia Vegetali parte seconda (1986) – Casa Ed. Ambrosiana Milano

Yunde Zhao "Auxin Biosynthesis," The Arabidopsis Book, 2014(12), (1 June 2014)

Zhao Y. Auxin biosynthesis and its role in plant development. Annu Rev Plant Biol. 2010;61:49-64. doi:10.1146/annurev-arplant-042809-112308


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