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MELANZANA E CAMPO APERTO: UN ESEMPIO DI PROTOCOLLI SOSTENIBILI

04-09-2023 13:49

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria, Cosmocel, Itaka,

MELANZANA E CAMPO APERTO: UN ESEMPIO DI PROTOCOLLI SOSTENIBILI

La Melanzana (Solanum melongena L. var. esculentum) è una versatile (e graditissima!) solanacea perennante, coltivata come specie annuale con...

La Melanzana (Solanum melongena L. var. esculentum) è una versatile (e graditissima!) solanacea perennante, coltivata come specie annuale con ciclo biologico lungo. È sovente coltivata in serra, pur tuttavia rimanendo particolarmente diffusa in cicli di pieno campo nella fascia trasformata, tipici del periodo primaverile ed estivo, spesso all’interno delle stesse strutture serricole prive di copertura, quindi come intercalare prima dell’impianto di orticole intensive principali in ambiente protetto, come il Pomodoro e le Cucurbitacee.

 

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La versatilità e l’adattabilità della Melanzana, consente cicli precoci o tardivi, adatti alla forzatura, differenziati anche per tipologia, come la Tonda Violetta, diffusissima nelle colture estive, e le classiche Ovali e Clavata.

 

In coltura protetta la Melanzana riesce ad esaltare buona parte delle caratteristiche produttive, consentendo cicli più lunghi e ben più produttivi, grazie alla possibilità di mitigare le alterazioni di tipo abiotico così come un più attento controllo di fitogagi e crittogame.

 

Non dimentichiamo, infatti, che la Melanzana è una coltura di origine sub-tropicale, con esigenze di crescita, fioritura e allegagione collocati su range termici medio-elevati, con ideali di temperatura tra i 20° e i 25°C per la germinazione del polline e una UR di almeno il 50-60% in pieno campo, e 26-28°C con una UR del 70% in ambiente forzato.

 

Nel periodo estivo, la coltivazione della stessa in pieno campo consente di realizzare allegagioni anticipate, soprattutto grazie alla disponibilità di varietà ormai partenocarpiche e/o sfruttando gli agenti ambientali e i pronubi nell’ottimizzare la fecondazione stessa. In questo caso, tuttavia, stress abiotici possono essere imprevedibili oltre che intensi, per cui è fondamentale programmare dei protocolli che possano mitigare l’azione degli stessi, valutando ogni elemento nel contesto colturale vigente: Temperatura, Salinità, Agenti di danno e Malattia, varietà, sensibilità e resistenze, ecc.

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Un esempio di scalarità e rigoglio vegetativo di una coltura di pieno campo è allegato in questo post: una varietà partenocarpica, con adeguata allegagione e primo ingrossamento frutti, perfettamente collocata in serra scoperta, priva di telo, irrigata sotto una pacciamatura con striscia bianco-nera a file binate. In questo contesto, è stato programmato un protocollo integrato alla fertirrigazione principale facente uso di specialità contenenti acidi organici, L-amminoacidi liberi, fitormoni naturali, acidi umici e fulvici (Rootex e H-850, Cosmocel), in grado favorire una costante proliferazione e attività radicale. Ciò soprattutto considerando il contesto pedoclimatico in esame, con elevate °C e irrigazioni frequenti, quindi particolarmente suscettibile di eventuali infestazioni nematiche/fungine che inficerebbero sulla produzione globale. A tal proposito, il protocollo è stato infatti integrato con gli strumenti più moderni e sostenibili per la difesa tellurica, ovvero con l’ausilio di Probiotici quali Trichoderma spp. al trapianto (3KO, Itaka), Micorrize e PGPR (Kappastop, Itaka) e Sostanze di base con estratti di Allium cepa L. (Zeus EV, Itaka), somministrati a cadenza periodica (ogni 20 giorni), al fine di ripristinare vitalità e funzionalità del Microbioma creato e limitare l’ingresso di larve di Meloidogyne o altre specie nella rizosfera.

 

Il risultato è ora una pianta vegeto-generativa, costante e scalare in termini di fioritura e allegagione, mostrante i primi frutti a ingrossamento definitivo, dotati di un epicarpo di ottima cromatura e gradevole alla vista.


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