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CLADOSPORIOSI E MAL BIANCO DEL POMODORO

31-10-2021 17:06

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria, Pomodoro, Agriges, Itaka, Bioalt,

CLADOSPORIOSI E MAL BIANCO DEL POMODORO

L’arrivo delle piogge e del clima umido desta sempre una certa preoccupazione nei produttori agricoli...

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CLADOSPORIOSI E MAL BIANCO DEL POMODORO: DUE CRITTOGAME DA NON SOTTOVALUTARE

 

L’arrivo delle piogge (e che piogge in questi giorni! Un Medicane!) e del clima umido desta sempre una certa preoccupazione nei produttori agricoli, specie di Solanacee come Pomodoro e Peperone. Tra le più pericolose avversità che possono profilarsi nei nuovi regimi microclimatici delle colture protette infatti, le Peronospore sono quelle che sicuramente preoccupano maggiormente, dati gli effetti devastanti che esse esercitano sulle piante. Ma da non sottovalutare sono anche gli Ascomiceti agenti eziologici di Oidi e Cladosporiosi che, spesso, seppur meno distruttivi, si instaurano mediante focolai iniziali per poi diffondersi in interi appezzamenti, deprezzando frutti e causando squilibri nella fisiologia delle colture.

 

Ma conosciamo veramente queste insidiose patologie?

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Oidio del Pomodoro (Leveillula taurica, Erysiphe spp.)

Crittogame che colpisce, sia in campo che in ambiente protetto, Solanacee, Cucurbitacee e Asteracee. Si sviluppa ottimamente a 20-25°C e in ambienti con alti tassi di UR (umidità relativa) intorno al 70-80%, formando un micelio emiendofitico: esso si sviluppa all’esterno del mesofillo fogliare mentre invia austori all’interno dei tessuti attraverso gli stomi, parassitizzando le cellule ivi presenti. La presenza del fungo si evidenzia quindi con la presenza di macchie giallastre e/o muffetta biancastra sulla superficie superiore e/o inferiore delle foglie. Esso porta alla senescenza dei tessuti, che ingialliscono, fino alla necrosi. Le turbe fisiologiche sono in grado di ripercuotersi sull’intera pianta, riducendone lo sviluppo vegetativo e l’ingrossamento dei frutti, anticipando la maturazione di quest’ultimi.

 

Cladosporiosi (Cladosporium fulvum, syn. Passalora fulva)

Lo sviluppo di questo fungo segue parallelamente quello dell’Oidio e quindi con le medesime esigenze microclimatiche: UR elevate (90% per diverse ore) e temperature miti (10-27°C). Anche in questo caso l’infezione avviene per via emiendofitica, con lo sviluppo del micelio sulla superficie delle foglie e l’invio di austori internamente al mesofillo mediante stomi aperti. Le foglie mostrano i segni dell’infezione con macchie giallastre sul lembo fogliare superiore e la presenza di una muffetta grigio-brunastra su quello inferiore. Le foglie possono completamente accartocciarsi e invecchiare precocemente.

 

La presenza della cladosporiosi o dell’oidio coinvolge in genere la vegetazione più vecchia delle piante e solitamente non supera la soglia di danno per la coltura. Tuttavia qualora non adeguatamente contrastate, con mezzi agronomici (ventilazione, riduzione della UR), genetici (varietà resistenti) ed eventuali interventi fitoiatrici diretti (trattamenti preventivi), possono determinare perdite di produzione anche significative.

 

La lotta a queste crittogame è infatti basata sulla più idonea ventilazione dell’ambiente, a scongiurare ristagni di umidità e l’aumento eccessivo della temperatura locale. Lo zolfo triventilato solitamente impiegato per impolveramento è efficace, ma presenta effetti collaterali a volte non graditi, come il deterioramento dei materiali plastici di copertura della serra, i residui solforosi e gli odori sgradevoli sui frutti. La medesima cosa dicasi per la formulazione bagnabile, capace di sporcare frutti e palchi dopo le somministrazioni epigee.

 

Le sostanze attive di sintesi impiegabili (SA), sono soprattutto ravvisabili negli IBS (Inibitori della Biosintesi degli Steroli), quali Triazoli e altre di più recente introduzione (Cyflufenamid, Metrafenone, Fluxapyroxad, Flutriafol, ecc.). Di interesse invece desta l’impiego, integrato o esclusivo sin dalle fasi pre-infettive, di sostanze in grado di stimolare le difese endogene delle colture.

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I nuovi protocolli proposti infatti si basano sulla distribuzione di diverse specialità in grado di esercitare un’azione di stimolo alle piante, ovvero di portare le stesse a fenomeni di risposta alle infezioni anche in assenza dei patogeni: tali fenomeni di risposta di difesa mediata si ottengono con sostanze ad azione elicitoria, di origine naturale.

 

Tra le specialità disponibili in grado di esercitare tali effetti, ricordiamo il Chitosano (Plinius S, Itaka), formulati a base di sospensioni di zolfo (Zolfo 60, BioAlt) e polimeri specifici per il rafforzamento dei tessuti cellulari (Kiram AT, Agriges).

 

Solo grazie a interventi preventivi e tempestivi pre-infezione è possibile ridurre di molto il decorso e l’esito delle infezioni di queste crittogame che, al contrario di altre patologie acute (vedi peronospore), possono determinare lunghe e logoranti attività di contrasto, con importante incidenza sia sulle produzioni che sulla sostenibilità fitoiatrica ed economica di lungo periodo.

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fonti;

A. Pollini, La difesa delle piante da orto. Sintomi, diagnosi e terapia. (2008) Ed. Edagricole

 

THOMMA, B.P.H.J., VAN ESSE, H.P., CROUS, P.W. and DE WIT, P.J.G.M. (2005), Cladosporium fulvum (syn. Passalora fulva), a highly specialized plant pathogen as a model for functional studies on plant pathogenic Mycosphaerellaceae. Molecular Plant Pathology, 6: 379-393. https://doi.org/10.1111/j.1364-3703.2005.00292.x


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