La salinità e la siccità sono, nelle piante, facce della medesima medaglia. L’evapotraspirazione a cui sono soggette le colture determina sempre la concentrazione dei soluti (sali disciolti nella soluzione circolante): temperature elevate sono sinonimo di stress salino per le nostre piante coltivate. Questo lo sappiamo un po’ tutti, per esperienza diretta e, a volte, ci sentiamo impotenti su come procedere per proteggere le colture.
Tuttavia non sempre tale stress è ravvisabile nell’aumento di temperature: l’acqua irrigua usata svolge un ruolo non di poca importanza nel raggiungimento di stress osmotici nelle colture, specie quando non è possibile sfruttare l’effetto dilavante a causa della struttura del terreno (terreni compatti, argillosi, asfittici, ecc.).
Questi fattori possono tradursi in:
❎ sgradite perdite quantitative di produzione, anche in varietà di cospicue pezzature;
❎ crisi di trapianto prolungate, con i segni tipici dello stress salino, come arricciamenti e deformazioni a “cucchiaio” dei lembi fogliari, mancata formazione della clorofilla, ingiallimento dei bordi fogliari, anticipo della fioritura ed anticipata allegagione, ecc;
❎ mancata formazione di radici avventizie e ridotto accrescimento dei corpi radicali principali;
❎ crescita stentata generalizzata.
Non tutti tengono in considerazione che esiste però una sottile differenza tra alta concentrazione di Sali (intendendo per Sali, tutti i soluti contenuti nella soluzione circolante, quindi anche i concimi!) e alto contenuto di Sodio totale (Na+): i tecnici e gli studiosi amano chiamare salinità la prima e sodicità la seconda. La sodicità è responsabile dell’aumento esponenziale della prima e, frequentemente, le nostre acque presentano livelli di Na+ (disciolto come Cloruro di Sodio, NaCl) molto alti, il che rende i nostri suoli suscettibili nel divenire sodici e salini. E tutto ciò gravato dalle alte temperature e dal soleggiamento che, specie in serra, tende ad aumentare di molto l’Evapotraspirazione, in un ciclo salinizzante continuo.
La salinità e la sodicità indeboliscono, in specie sensibili, crescita e fotosintesi, danneggiando direttamente al cuore le capacità produttive delle piante. Cosa fare dunque?
Molto si è lavorato e si continua a fare in tal senso, cercando di ridurre la dannosità dei Sali in eccesso e, ancora meglio, del NaCl che ne aumenta la dannosità. Sfruttare le capacità desalinizzanti del Ca++ è sicuramente il cardine delle soluzioni agronomiche oggi disponibili: potendolo apportare in forma complessata e organica attiva, non solo come Nitrato, mediante acidi organici/carbossilici (Soilex, Cosmocel), è possibile rimuovere il Na+ dal complesso di scambio, quindi dalla soluzione circolante attraverso il dilavamento dello stesso mediante la sua aumentata mobilità che si realizza nel processo.
È possibile ottenere questo risultato anche in terreni compatti, asfittici e difficili da coltivare con specie e varietà sensibili. In questo post ne mostriamo due esempi importanti: due aziende in cui la EC (Conducibilità Elettrica) dell’acqua sfiora e/o raggiunge gli 8.000 μS/cm, dotate di terreni tendenzialmente salini (EC dell’estratto saturo: 10.000 μS/cm), sovente colpite da stress post-trapianto, accrescimento delle plantule stentato e difficoltà nella formazione di piante bilanciate, specializzate nella coltivazione di pomodoro tipologia Marinda, sono state indirizzate verso l’uso della specialità desalinizzante in concomitanza dei primi sintomi da stress salino. Ciò ha garantito di risolvere solo in parte la problematica!
Di recente invece è stata applicata precocemente la miscela (2 giorni prima del trapianto), facilitando l’effetto ammendante e correttivo al letto di semina, ancor prima della concomitante comparsa dei sintomi (come si dice: “prevenire è meglio che curare” !?). Risultato: una più favorevole capacità di attecchimento e ambientamento generale delle plantule!
In dettaglio, come si può evincere in foto, è stato possibile usufruire di un protocollo capace di:
✅ un’aumentata e precoce radicazione al trapianto;
✅ una riduzione delle fallanze e dei re-trapianti di plantule;
✅ una diminuzione dei segni tipici della salinità, come la presenza di foglie ben aperte e fotosinteticamente attive;
✅ una maggiore strutturazione e crescita del fusto e degli apici;
✅ formazione di un primo grappolo vigoroso.
Fonti:
Cherry, J. H., ed. (1989) Environmental stress in plants: biochemical and physiological mechanisms associated with environmental stress tolerance in plants (NATO ASI Series G, vol.19)
Donahue, R.L., Miller, R.W., Shickluna, J.C. (1977) Soils – An introduction to soils and plant growth, 4th Ed., Prentice-Hall, Englewood Cliffs, N.J.
Kovda, V.A., Szabolcs I. (Ed.) – Modelling of soil salinization and alkalization. Agrokémia és Talajtan, Budapest, 1948
Maas, E.V., and Hoffman, G.J. (1977) Crop salt tolerance-Current assessment. J. irrig. drainage Div. Am. Soc. Civ. Eng. 103: 115-134
U.S. Salinity Laboratory Staff – Handbook N.60, 1969