I Miridi costituiscono una famiglia cui appartengono insetti di varie specie (ben oltre 10.000!), di piccole e medie dimensioni, dai 2 ai 12 mm, spesso dotati di colori vivaci e distinguibili, giallo e/o verdastro, di notevole mobilità. Appartengono all’ordine dei Rincoti, ovvero il medesimo cui fanno parte Aleirodidae (Mosche bianche) e Pentatomidi (Cimici). I miridi sono insetti allotrofi, ovvero sono in grado di passare da uno stato alimentare zoofago (che si nutre di altri insetti) a fitofago.
L’area mediterranea, e ancor più il bacino della zona trasformata sud-orientale sicula, accoglie miridi come il genere Macrolophus (M. caliginosus - Wagner; M. costalis – Fieber; M. pygmaeus - Kambur), specie quali Nesidiocoris tenuis (Reuter), Dicyphus tamaninii (Wagner) e Dicyphus errans (Wolff). Altri miridi, sebbene non sempre rinvenibili, sono Calocoris norvegicus subsp. vitter (Gmelin) e Lygus pratensis (Linné).
Tra le specie di rilievo nella zona serricola nostrana, Nesidiocoris tenuis è quello che desta maggiore interesse, in quanto particolarmente diffuso sia tra le essenze spontanee che tra i coltivati per tutto l’anno. Nesidiocoris è in grado di controllare efficacemente le pullulazioni e i focolai di numerosi insetti fitofagi, come Bemisia tabaci e Trialeurodes vaporarium (Aleirodidae), altri artropodi e microlepidotteri tra cui Tuta absoluta. Contro quest’ultimo fitofago, il miride, è capace di predare uova e occasionalmente larve nei primi stadi di sviluppo. L’attività zoofaga, e quindi di controllo nei confronti delle prede, è attiva a tutti gli stadi di sviluppo del miride: sia le ninfe che gli adulti predano attivamente i fitofagi bersaglio man mano che la temperatura si avvicina verso l’optimum dei 30°C.
I miridi come il Nesidiocoris, amano colture specifiche come alcune cucurbitacee: Zucchino (Cucurbita pepo), Lagenaria, Cetriolo (Cucumis sativus), ecc. L’adozione di tali specie, anche in piccoli nuclei di poche piante, consente di aumentare le popolazioni autoctone del miride in ambiente protetto.
Trattamenti indiscriminati e l’uso di agrofarmaci in modo irrazionale e/o a largo spettro d’azione, rendono limitate le popolazioni predate, costringendo spesso il miride a ricorrere all’allotrofia, spostando il regime alimentare verso la fitofagia e arrecando quindi danni alle piante coltivate. E ciò è ancor più probabile nei periodi primaverili ed estivi, quando la popolazione in serra del miride riesce a raggiungere valori elevati in brevissimo tempo.
Gli organi colpiti sono gli apici, i germogli, i fiori e i frutti, dove provoca necrosi e punture trofiche che causano anche iperplasie intorno alle zone di suzione, a causa dell’azione enzimatica e ossidante della saliva. Nei frutti, in particolare, compaiono fini punteggiature giallastre, distribuite spesso verso il peduncolo, deprezzandone la commerciabilità.
Primo piano di un apice di pomodoro coltivato in serra con neanidi e adulti (freccia rossa) di Nesidiocoris tenuis (Reuter) e relativo danno (cerchio in rosso). Foto gentilmente fornita da Dr. F. Maugeri.
Nel caso di plantule in post-trapianto, come nei periodi post-estivi e primo-autunnali, con apici e germogli in pieno accrescimento, l’eventuale presenza massiccia del miride, in assenza o bassa intensità di preda, è in grado di provocare deformazioni, necrosi e arresto dello sviluppo, per l’attività trofica esercitata su tali organi e tessuti.
Risulta pertanto fondamentale assettare di un adeguato equilibrio nell’ambiente serra, effettuando frequenti monitoraggi, al fine d’individuare eventuali aumento/diminuzioni delle popolazioni predate e predanti. Il controllo in questo caso va’ realizzato utilizzando possibili insetticidi di sintesi, limitando o abbattendo la popolazione specifica secondo la presenza di fitofagi bersaglio, contestualizzando gli interventi secondo lo stadio di sviluppo della coltura. Infatti, “attacchi tardivi” su appezzamenti come Melanzana o Pomodoro a conclusione ciclo, possono non rappresentare elementi di danno significativo, mentre su colture in piena produzione o, come accennato prima, su plantule in post-trapianto, possono contribuire al blocco della coltura, della produttività e la perdita della qualità dei frutti.
In conclusione, quindi, la presenza di miridi come Nesidiocoris, Macrolophus o altri ad azione zoofaga, può contribuire alla lotta contro fitofagi dannosi come Bemisia e Tuta absoluta, purché sia possibile effettuare adeguati monitoraggi delle popolazioni presenti, inserendo mezzi di controllo qualora necessario.
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fonti:
J.C. Malausa, Jean Drescher, E. Franco. Pespectives for the use of a predaceous bug Macrolophus caliginosus Wagner (Heteroptera, Miridae) on glasshouses crops. Reunion du groupe de travail, Apr 1987, Budapest, Hungary. ⟨hal-02781009⟩
Pollini A, Manuale di Entomologia applicata (2006), Edagricole
Vacante V., Benuzzi M., Difesa delle colture in serra: lotta ai fitofagi nella produzione di ortaggi in coltura protetta (2007), Edagricole
Immagini: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Dicyphus_errans_01.jpg