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Aonidiella Aurantii: il problema "rosso" degli agrumeti

22-02-2025 10:51

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria,

Aonidiella Aurantii: il problema "rosso" degli agrumeti

Un piccolo, ma tenace, nemico spesso insinua negli Agrumeti e, in misura diversa, in vigneti, pereti e carrubeti: è la Cocciniglia Rossa Forte...

Un piccolo, ma tenace, nemico spesso insinua negli Agrumeti e, in misura diversa, in vigneti, pereti e carrubeti: è la Cocciniglia Rossa Forte degli agrumi o Cocciniglia Rossa di California, Aonidiella aurantii. Questo fitofago, altamente polifago, con il suo scudo rossastro e la sua abilità nel mimetizzarsi, è una vera e propria spina nel fianco per molti agricoltori, specialmente nelle calde e coltivate regioni del Mediterraneo. 

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La sua storia è quella di un viaggiatore instancabile, proveniente dalla fascia tropicale e subtropicale, in grado di colonizzare ogni angolo ove siano presenti ospiti adatti. La specie, diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, è tra le più dannose contro gli agrumi in Italia, ormai presente nelle principali aree agrumicole, dove causa danni di entità tale da richiedere specifiche misure di lotta.

 

Le femmine, protette da un guscio circolare color nocciola, depongono uova da cui nascono piccole neanidi gialle, le quali, dopo una breve fase di torpore, abbandonano il follicolo materno e si spostano in varie direzioni per poi fissarsi, entro 24 ore, sugli organi delle piante ospiti (esse possono anche essere trasportate dal vento a notevoli distanze) e iniziare la suzione della linfa. Esse, una volta definita la sede trofica di supporto, divengono circolari e si ricoprono di un secreto biancastro.

 

I danni inflitti alle colture ospiti sono insidiosi: esse possono comprendere macchie clorotiche su foglie e frutti, deformazioni tissutali che ne compromettono la qualità, nonché filloptosi anticipata che indebolisce le piante ospiti. Ma non è solo l'aspetto estetico a essere colpito; l'insetto inietta una saliva tossica in grado di alterare la fisiologia della pianta, nonché la “classica” melata prodotta dagli individui di ogni colonia, la quale favorisce la crescita di funghi e fumaggini, creando un circolo vizioso di deperimento sull’intera area colpita.

 

La lotta contro questo parassita richiede una strategia ben studiata. Non è possibile affidarsi solo a irrorazioni, sovente non selettive, che rischiano di danneggiare anche gli insetti utili e l'ambiente, ma tuttavia è necessario abbracciare un approccio integrato, che combini approcci agronomici e biologici di contenimento. Anzitutto è fondamentale fissare delle “soglie d’intervento”: utile a tal proposito è la presenza di N.4 esemplari/frutto o di N.1 individuo/centimetro di rametto, rilevata su 40 cm di rametti prelevati dal 5% delle piante; ovvero dall’esame visivo di 20 frutti/pianta sul 5% delle piante.

 

La soglia di intervento è un concetto chiave: sono da evitare trattamenti indiscriminati, quest’ultimi giustificabili solo quando la popolazione del parassita supera i dati fissati. Gli interventi sono inoltre da commisurare dopo un attento monitoraggio degli ausiliari eventualmente presenti o lanciati, come l'Aphytis melinus, un parassitoide che depone le sue uova sulle cocciniglie, o il Chilocorus bipustulatus, un predatore vorace, in grado di mantenere sotto controllo la popolazione del parassita.

 

Ad ausilio dello strumento Chimico e Biologico poi, anche l’utilizzo delle trappole a feromoni, in grado di attirare i maschi e permettere un corretto monitoraggio della presenza del parassita, registrando allo stesso tempo le temperature minime e massime giornaliere, utili per calcolare la somma dei gradi giorno necessari per il fitofago nel completare una generazione. Ciò permette di individuare i periodi migliori di accoppiamento e la più probabile presenza di neanidi contro le quali effettuare gli interventi mirati.

 

Pratiche agronomiche come le potature, le concimazioni equilibrate, le irrigazioni adeguate, tutto concorre a rafforzare le piante e a renderle meno vulnerabili agli attacchi di questa insidiosa cocciniglia.

 

Tra i diversi strumenti fitoiatrici diretti, di comune impiego sono gli olii minerali (Biolid up, Sipcam), tra i meno tossici per gli eventuali antagonisti/ausiliari presenti negli appezzamenti, sebbene non perfettamente efficaci data la notevole robustezza dello scudetto di cui è dotato il fitofago, magari in miscela di biostimolanti a base amminoacidica (Gossy, Pluchino Giovanni) in grado di potenziarne gli effetti.


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Fonti: 

AA. VV. (2012): Gli Agrumi, coordinamento scientifico di V. Magnifico. Collana Coltura&Cultura, ideata e coordinata da R. Angelini, Bayer CropScience, Ed. Script, Bologna, pag.234-239 


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