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TECNICHE DI GEODISINFESTAZIONE SOSTENIBILE: LA SOLARIZZAZIONE

08-06-2021 11:24

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria,

TECNICHE DI GEODISINFESTAZIONE SOSTENIBILE: LA SOLARIZZAZIONE

Abbiamo ampiamente citato la Solarizzazione come una delle tecniche fortemente consigliate e intimamente associabili ai lavori di preparazione...

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Abbiamo ampiamente citato la Solarizzazione come una delle tecniche fortemente consigliate e intimamente associabili ai lavori di preparazione del letto di semina, dopo i cicli lunghi e/o primaverili in serra. 

 

Raccomandata soprattutto in presenza di monocoltura in ambiente protetto (Pomodoro-Pomodoro, Peperone-Peperone, Cucurbitacee-Cucurbitacee, ecc.), la tecnica della Solarizzazione costituisce anzitutto una pratica a bassissimo impatto ambientale ed economico. Le prime esperienze di geodisinfestazione termico-solare furono condotte da J. Katan et al. e pubblicate nel 1976 su Phytopathology: esse diedero notevole risalto in merito alla possibilità di controllo di patologie di tipo tellurico mediante l’azione termica della radiazione solare, nel periodo estivo (per almeno 30-40 giorni), su un terreno opportunamente ricoperto con film plastico e bagnato uniformemente, al fine di favorire la diffusione del calore lungo tutto lo strato umettato. Una vera e propria pastorizzazione del suolo!

 

Gli strati interessati dalla tecnica (fino a 30 cm) possono infatti raggiungere temperature intorno ai 50-60°C e ciò permette una notevole selezione della flora microbica presente, a svantaggio di specie e ceppi fitopatogeni specializzati e/o opportunisti: Sclerotinia sclerotiorum, Verticillium dahliae, Fusarium oxysporum (diverse forme specializzate), Pyrenochaeta lycopersici, Rhizoctonia spp., Phoma lycopersici, Phytophtora capsici, Meloidogyne spp., ecc. 

Per Meloidogyne e altre specie di Nematodi galligeni, i risultati sono stati sempre discordanti e non sempre in maniera univoca circa l’efficacia in tutti i contesti produttivi.

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Quale modo efficace per ottenere i migliori risultati con questa tecnica?

 

  1. È necessaria l’applicazione del giusto grado di umettamento lungo tutto lo strato (30 cm) da solarizzare: è fondamentale procedere a laute irrigazioni giorni prima della messa in opera del film di copertura (da 3 a 5 giorni prima almeno); e ciò anche per consentire la germinazione di infestanti e favorire la ripresa biologica delle forme patogene da abbattere. L’acqua è il volano termico per eccellenza e sottovalutare questa prima fase può compromettere l’intera riuscita della procedura, anche qualora si utilizzino film plastici di copertura qualitativamente eccelsi. Inoltre, favorire un’ulteriore lisciviazione dell’acqua negli strati più profondi, aumenterebbe il successo anche nei confronti dei Nematodi galligeni.
  2. La successiva fase, di lavorazione e affinamento alla profondità desiderata, consente anche il corretto del suolo, avendo cura di interrare anche la sostanza organica qualora disponibile, per usufruire, soprattutto se costituita da essenze biofumiganti, del già citato effetto sinergico (vedi “Sinergie di Fondo”).
  3. Ridisponendo dell’impianto irriguo, è poi opportuno portare il terreno alla capacità idrica di campo (CIC), per le ragioni già discusse nel punto 1).
  4. Distribuendo dei teli pacciamanti idonei, è ora possibile distenderli e disporli preferibilmente saldati tra loro o, meglio ancora, interrati nei loro bordi perimetrali secondo la tecnica definita comunemente in gergo locale “a palmetta”, per ridurre drasticamente la dispersione termica quanto possibile.
  5. È ora possibile attendere un periodo di tempo variabile e comunque non inferiore ai 30-40 giorni: sarebbe necessario un periodo ancora più lungo, magari tra i 60 e i 90 giorni, sfruttando l’intero arco estivo, proprio per garantire la riuscita del protocollo.
  6. Dopodiché, trascorso il tempo necessario, è possibile procedere all’erpicatura e alla preparazione pre-trapianto, con eventuali aggiunte e integrazioni del Piano di Difesa/Biostimolazione di base, secondo le esigenze aziendali e le valutazioni del caso. In alcuni contesti infatti la sostanza organica e/o le specialità ad effetto biostimolante/antiparassitario, sono integrate in questa fase, soprattutto per evitare il peggioramento quantitativo della prima nelle fase di pastorizzazione. Ciò è soprattutto valido per la base organica semplice, come i letami e i compost vegetali “semplici”. 

 

In definitiva la Solarizzazione consente un’adeguata pastorizzazione del suolo, limitando quei fenomeni di “vuoto biologico” che spesso acuiscono gli effetti tipici della Sindrome da Reimpianto o Stanchezza del terreno, garantendo nel contempo l’attività rigenerativa nei suoli e per le colture successive.

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fonti:

Adams P.B. (1971) – Effect of soil temperatures and soil amendments on Thielaviopsis root rot of sesame. Phytopathology, 61: 693-697.

 

Chitwood D.J. (2002) – Phytochemical based strategies for nematode control. Ann. Rev. Phytopathol., 40: 221-249

 

Grooshevoy S.F. (1939) – Disinfection of seed-hed soil in cold frames by solar energy. Rev. appl. Mycol., 38: 635-636 (abstr.).

 

Katan J., Greenberger A., Alon H., Grinstein A. (1976) – Solar heating by polyethylene mulching for the control of diseases caused by soil-borne pathogens. Phytopathology, 66: 683-688.

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