Il concetto di stress è parte di una definizione molto ampia, suscettibile a diverse interpretazioni. Esso è definito come l’influenza svantaggiosa, per le piante, di un fattore esterno, quale può essere la temperatura, la disponibilità di acqua, gli elementi minerali in eccesso o in difetto, la presenza di agenti di malattia o di danno, ecc., che singolarmente o in combinazione possono limitare l’attività di crescita e riproduzione. Lo stress colturale è “soggettivo”, strettamente dipendente dalle capacità adattative della genetica dei coltivati, che ne può direttamente condizionare la tolleranza e l’acclimatamento.
L’estate del 2021 è stata definita come la più calda in Europa negli ultimi 30 anni, cagionando non pochi problemi all’agricoltura intensiva della fascia trasformata siciliana, soprattutto a causa delle elevatissime temperature raggiunte in coltura protetta che, nonostante l’adozione di reti e ombreggiature, hanno influenzato in peggio le capacità vegeto-generative delle coltivazioni.
L’aumento esponenziale della temperatura è fortemente limitante in serra, dato che condiziona notevolmente la traspirazione vegetale e mette in seria crisi la vitalità degli organi riproduttivi e loro fisiologia. Si è parlato in un recente articolo, TEMPERATURE ESTREME, FISOPATIE E PROBLEMATICHE DI TARDA ESTATE, dei danni che gli elevati range termici possono arrecare a specie come il pomodoro in serra. Essi quindi comprendono:
- inibizione della fotosintesi e della respirazione cellulari;
- stabilità strutturale delle citomembrane;
- limitata vitalità del polline (a causa di un ridotto metabolismo dei carboidrati negli organi maschili durante lo sviluppo);
- maggiore concentrazione di stigmi exerti nei fiori sviluppati, ovvero di lunghezza superiore a quella degli stami, a causa di una non corretta e sincronizzata crescita del pistillo rispetto a quest’ultimi durante lo sviluppo (che contribuisce ad aumentare le mancate allegagioni);
- marcato sviluppo di fitormoni della senescenza, acido abscissico ed etilene, a scapito di auxine, poliammine e gibberelline, e quindi determinando squilibri ormonali che limitano la corretta distribuzione dei fotosintetati;
- aumentata ET (evapotraspirazione) della coltura, con ripercussioni sull’assorbimento e la trasclocazione di elementi come il Ca++, fondamentali per il corretto sviluppo dei frutti.
A corredo di questa breve argomentazione, alcune foto di una coltura di pomodoro ciliegino gestita in condizioni di notevole stress da caldo. La coltura, dotata ora di 8-9 palchi in totale, deriva da trapianti effettuati in tarda estate, quindi sottoposta a “hot stresses” sin dalla crisi post-trapianto.
Essa si presenta pertanto tendente alla filatura, con diametro più ridotto dei fusti e allungamento degli stessi per effetto combinato delle alte temperature massime e l’ombreggiatura della serra. Pur nelle condizioni di crescita condizionata dal caldo, la varietà in questione, unitamente ai protocolli di contrasto allo stress, è riuscita a mantenere una accettabile fioritura e allegagione dei palchi presenti, garanzia di produttività. I protocolli si sono basati principalmente sull’adozione di specialità integrative per via fogliare, unitamente ad una fertirrigazione già facente uso di concimi ad elevata assimilazione e purezza (Tyler), per ottimizzare al massimo la nutrizione:
- fermentati naturali a base di molecole biochimicamente attive, in grado di riassettare l’equilibrio ormonale della coltura in condizioni di stress (Maxi-Grow, Cosmocel);
- fosforo, azoto, estratti organici e L-amminoacidi (Fosfacel, Cosmocel), vitamine e fitormoni (Humifert, Cosmocel), per limitare gli effetti del malassorbimento di elementi come appunto il P e attivare le capacità metaboliche dei tessuti, mediante la disponibilità di un ricco pool di amminoacidi e vitamine.
La gestione degli stress da caldo è tuttavia possibile solo integrando le soluzioni agronomiche, d’impiego di varietà adattabili, cure colturali e di una corretta pianificazione di biostimolanti e concimi: ognuno di questi elementi contribuisce in varia misura alla mitigazione della problematica, limitando ove possibile i danni alle colture e quindi preservando parte importante della produttività.
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fonti:
Gleason, M.L. and Edmunds, B.A. (2006) Tomato Diseases and Disorders. University Extension PM 1266, Iowa State University, Ames.
Rick C.M. (1978): The Tomato. Scientific American, 239: 77-87.
https://www.georgofili.info/contenuti/aumento-delle-temperature-ed-allegagione-nel-pomodoro/15505