La filatura delle piante coltivate è un fenomeno di eccessiva crescita delle piante in campo, le quali producono biomassa costituita da tessuti deboli, scarsamente fortificati e di colore verde chiaro, definiti nel gergo comune come “teneri”.
Sono svariati i fattori che possono determinarla, ma tra i più influenti vi sono anzitutto la scarsa intensità luminosa, specie quella del periodo pre-autunnale, caratterizzato dalle prime timide piogge in ambienti pedoclimatici con temperature ancora particolarmente miti, con insufficienti sbalzi termici tra il giorno e la notte. A tal proposito anche la densità d’impianto può influire sull’allungamento internodale, soprattutto in sesti fitti e in serre quindi poco luminose.
Altre variabili tipiche, sono anche le laute irrigazioni e gli eccessi nutrizionali, come quelli a carico di elementi fortemente plastici come l’Azoto e la sua bio-disponibilità da fonti organiche, come i letami di fondo applicati in pre-impianto.
In base a questi presupposti, sarebbe necessaria quindi una gestione più razionale dei fattori agronomici citati, in primis la luce e la densità di trapianto e allevamento, ottimizzando, nel contempo però, la fertirrigazione. Tuttavia, i limiti imposti dalla zona di coltivazione, dall’ambiente pedoclimatico, dall’organizzazione aziendale e dei suoi mezzi disponibili, nonché da tutte le altre variabili, incluse l’attitudine varietale, la qualità delle piante acquistate, ecc., non rendono sempre efficaci e sinergici gli interventi esclusivamente agronomici.
La ricerca scientifica ha quindi individuato, nella Biostimolazione, un ulteriore vantaggio nel contrasto a questo fastidioso fenomeno, integrando nella Nutrizione anche la somministrazione di specifiche Sostanze biochimicamente attive, intervenendo nei confronti del metabolismo fitormonale e fotosintetico. Specialità ricche in composti ad azione citochininica, possono, ad esempio, ridefinire il fenomeno della filatura senza rinunciare ad un’elevata densità di coltivazione, favorendo la nutrizione dei getti e dei palchi laterali e quindi cercando di stimolare una via più generativa alle piante. Allo stesso modo, formulati ricchi di Si e altre sostanze agenti come induttori di resistenza, aiuterebbero la fortificazione dei tessuti “teneri” tipici delle piante filate, attraverso l’accumulo di Acido Silicico e composti del Calcio nelle pareti cellulari. Altri percorsi integrativi e/o alternativi sono, inoltre, l’impiego di Biostimolanti Microbici, in grado anch’essi di favorire percorsi di Resistenza Indotta, garantendo allo stesso tempo una nutrizione e una resistenza agli agenti abiotici e biotici di disturbo.
In allegato a questo articolo, alcune foto relative all’esperienza condotta su pomodoro in serra in un’azienda della fascia trasformata, mostrante le piante in fase di eccessiva filatura, nutrite con una soluzione fertirrigante contenente un formulato fertilizzante ricco in Fosforo (Steric P, Massò), integrato dall’apporto di specialità contenenti Citochinine naturali e fattori della Fotosintesi ottenuti dalla fermentazione di materie prime naturali (Maxi Grow, Cosmocel).
L’applicazione integrativa di Silicato di Calcio (Barrier, Cosmocel) in forma liquida, specie per via fogliare, assicura un giusto apporto di Si, elemento scarsamente assimilato da molte colture (Solanacee in particolare), favorisce inoltre:
- il rinforzo delle pareti degli organi trattati
- una maggiore resistenza agli sbalzi macro e microclimatici
- un maggior equilibrio vegeto-generativo
Questo è solo un esempio dei protocolli che possono essere stilati a partire dal contesto pedoclimatico e produttivo in esame, attraverso la consultazione periodica e competente tra Tecnici specializzati e Agricoltori.
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fonti:
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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4828433/