A volte confuso con altre patologie telluriche (Tracheofusariosi, Antracnosi, ecc.), il Cancro gommoso delle Cucurbitacee è spesso rinvenibile nelle coltivazioni di Melone e Cocomero sin già dalle primissime fasi.
L’agente patogeno, Didymella bryoniae (Fuckel) Rehm [f.c.: Phoma cucurbitacearum (Fr.) Sacc.], sin. Stagonosporopsis cucurbitacearum (Fr.), è in grado di sopravvivere nei suoli infetti, nel materiale organico in decomposizione e nei semi provenienti da piante malate. Esso può infatti colpire le plantule sin dalle primissime fasi di crescita, manifestandosi sulle foglie cotiledonari e sul fusticino, sulle quali si presenta come macchie brune e/o nerastre con essudati gommosi e fino alle foglie vere, anch’esse con macchie giallastre tondeggianti e necrotiche sulla superficie; tali necrosi favoriscono la facile lacerazione dei tessuti, la quale si estende sempre verso le zone centrali della lamina fogliare. Qualora l’infezione interessi fasi di crescita più avanzati, possono essere coinvolti, seppur di rado, anche i frutti, i quali manifestano tacche idropiche e suberose di diversa profondità, aventi il classico essudato gommoso.
A qualunque stadio di crescita, il fungo può agevolmente causare l’avvizzimento delle piante, soprattutto se a essere colpite sono le parti assili, come fusti e apici.
Complici nello sviluppo di questa temibile fitopatia sono gli agenti ambientali, come UR (Umidità Relativa) elevata, temperature tra 18-25°C (specie se caratterizzate da forte escursione giorno-notte), ferite di diversa origine e se, in pieno campo, eventi particolarmente piovosi.
Come contrastare questa insidiosa fitopatia?
Innanzitutto con misure agronomiche: nei tunnel ove manchi un’adeguata gestione del microclima, è fondamentale ricorrere alla foratura dei teli di copertura (da alcuni operatori agricoli definita in gergo "fase del coraggio"!), al fine di favorire un opportuno effetto camino, riducendo la UR e limitando nel contempo il gocciolamento sui filari coltivati. Garantendo una più ridotta UR, è possibile favorire la cicatrizzazione delle microferite (ingresso per Dydimella!), sebbene la pratica non è esente da rischi, specie nel periodo odierno, soggetto ad eventuali eccessivi cali nelle temperature minime, colpevoli nella mancata allegagione di alcune parcelle.
Anche la disinfezione degli attrezzi da taglio riveste importanza fondamentale, così come la scerbatura di talune cucurbitacee spontanee nel coltivato, ospiti anch’esse del Cancro gommoso.
Le misure fitosanitarie di tipo chimico sono, nell’ambito di una produzione Integrata e Sostenibile, non particolarmente ricche di SA di sintesi: Dydimella è infatti un fungo molto sensibile alle strobilurine, spesso usate anche per la lotta antioidica o antiperonosporica, come Azoxystrobin, la quale rappresenta ad oggi l’unica alternativa risolutiva. Essa può essere opportunamente integrata con impolveramenti a base di Zolfo e Zeolite sulla vegetazione, al fine di mantenere un microclima colturale quanto più inidoneo possibile allo sviluppo del Cancro. Da non tralasciare, inoltre, una programmata disinfezione del suolo tra un ciclo e un altro.
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fonti:
A. Pollini, La difesa delle piante da orto. Sintomi, diagnosi e terapia. (2008) Ed. Edagricole
Choi IY, Choi JN, Choi DC, Sharma PK, Lee WH. Identification and Characterization of the Causal Organism of Gummy Stem Blight in the Muskmelon (Cucumis melo L.). Mycobiology. 2010;38(3):166-170. doi:10.4489/MYCO.2010.38.3.166