Il clima estremo che viviamo attualmente sta mettendo a dura prova le produzioni nella fascia trasformata. Purtroppo, nonostante i notevoli progressi nel campo genetico e orticolo, le capacità delle piante coltivate di affrontare il notevole stress da caldo e ambientale sembrano non restituire la produttività desiderata.
Nel caso del pomodoro, la specie orticola prevalente in coltura protetta, la presenza di un clima sempre più ostico e caldo, rende le coltivazioni estive sempre più difficili e logoranti. Il pomodoro è una specie neutrodiurna, con una temperatura ottimale di sviluppo di circa 26-30°C durante il giorno, oltre la quale si verificano anomalie nello sviluppo delle infiorescenze, nell’allegagione, nella formazione dei pigmenti dei frutti e del licopene.
Tra i principali sintomi di stress da caldo a carico delle infiorescenze, infatti, si possono annoverare gli aborti, sia dell’intero palco, sia, nei casi meno gravi, dei fiori apparentemente allegati, anche se precedentemente visitati da Bombi impollinatori. Oltre che al palco in fase di formazione, fioritura e allegagione, anche i frutti in accrescimento possono essere interessati da fisiopatie importanti dovute al caldo estremo.
Venti sfavorevoli, come quelli sciroccali, determinano deficit idrici notevoli, aumentando l’evapotraspirazione delle colture e causando stress osmotici tali da indurre le piante a regolare l’apertura degli stomi (chiudendoli!) per proteggersi dall’eccessiva disidratazione. Questo comporta un deficit nel flusso xilematico e sistemico nella pianta, creando scompensi assorbitivi di alcuni elementi fondamentali come il Ca++ (aumentando il rischio del Marciume apicale del pomodoro nelle varietà sensibili).
Le soluzioni sono possono essere:
- di tipo genetico, con l’impiego di varietà adattabili al periodo, più o meno innestate;
- agronomiche, favorendo anzitutto un’adeguata ventilazione del microambiente-serra e la nebulizzazione sovrachioma: a tal proposito, in caso di serre di nuova costruzione, preventivare un possibile fog system, se possibile e sostenibile, per favorire il raffrescamento e l’aumento della UR; adottare tecniche innovative di ombreggiamento, con reti ombreggianti fotoselettive e/o speciali, estese per tutta la superficie produttiva oppure in alternanza ai teli plastici già utilizzati;
- somministrare formulati a base di Glicinbetaina, Acido Folico e derivati vegetali ad azione fitormono-simile, in grado di compensare le risposte fisiologiche agli stress e favorire le capacità riproduttive delle piante.
Nel caso dell’impiego agronomico di reti ombreggianti, come quelle colorate e/o speciali, infatti, esse sono in grado di aumentare significativamente le risposte fisiochimiche della coltura in atto: fotosintesi, traspirazione, conduttanza stomatica e assimilazione di CO2, possono migliorare significativamente, così come la superficie dell’area fogliare e la biomassa.
Tra le diverse disponibili, di notevole aiuto sono le tipologie dotate di speciali additivi che spezzano la luce diretta (ChromatiNet® Hail Protection, Ginegar), diffondendola in maniera uniforme per l’appezzamento, nonché rendendole allo stesso tempo longeve, resistenti ai raggi UV e all’azione diretta di sostanze di varia origine.
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fonti
Gleason, M.L. and Edmunds, B.A. (2006) Tomato Diseases and Disorders. University Extension PM 1266, Iowa State University, Ames.
Rick C.M. (1978): The Tomato. Scientific American, 239: 77-87.
Tafoya, F. A., Juárez, M. G. Y., Orona, C. A. L., López, R. M., Alcaraz, T. de J. V., & Valdés, T. D.. (2018). Sunlight transmitted by colored shade nets on photosynthesis and yield of cucumber. Ciência Rural, 48(9), e20170829. https://doi.org/10.1590/0103-8478cr20170829