Quando in campo sussiste una scarsa qualità dell’acqua irrigua, ovvero quando essa è dotata un’alta concentrazione di soluti disciolti, e quando non è possibile dilavare i sali accumulati nel substrato mediante un adeguato drenaggio, vuoi per le condizioni strutturali del suolo o vuoi per la relativa asfissia del substrato, essi possono raggiungere concentrazioni dannose per le specie orticole coltivate. Le Glicofite, ovvero le piante non tolleranti ai livelli di salinità elevate, subiscono diverse alterazioni nelle capacità di sviluppo, come l’inibizione dei processi di crescita, la decolorazione delle foglie, la riduzione della biomassa e del peso secco, la comparsa di disfunzioni nell’assorbimento ionico a livello radicale e la riduzione nello sviluppo della rizosfera e dell’estensione delle radici.
Tuttavia, specie e varietà possono mostrare dissimile tolleranza a diversi gradi di salinità, in rapporto anche alle tecniche di coltivazione e all’ambiente pedoclimatico. Tra le orticole, come Cucurbitacee e Solanacee, i valori di tolleranza si attestano a range variabili in base alle specie considerate:
- da 0.5 fino a 4,4 mS/cm (con perdita fino al 25% della produzione) per il Pomodoro;
- da 1,0 fino a 2,2 mS/cm (con perdita fino al 25% della produzione) per il Peperone;
- da 1,0 fino a 3,2 mS/cm (con perdita fino al 25% della produzione) per lo Zucchino;
- da 1,5 fino a 3,8 mS/cm (con perdita fino al 25% della produzione) per il Cocomero;
- da 1,7 fino a 5,5 mS/cm (con perdita fino al 25% della produzione) per il Melone.
(da: Lantzke et al. (2007), De Pascale et al. (2012), Orsini et al. (2013)
L’acqua irrigua usata, specie se salina infatti, svolge un ruolo non di poca importanza nel raggiungimento di stress osmotici nelle colture in campo e in serra, specie quando non è possibile sfruttare l’effetto dilavante a causa della struttura del terreno (terreni compatti, argillosi, asfittici, ecc.).
Questi fattori possono tradursi in perdite quantitative di produzione, soprattutto nei confronti di varietà di elevata pezzatura come il Grappolo o il Cuore di Bue.
I Sali determinano lesioni a livello dei tessuti, specie nella rizosfera, accumulandosi nel substrato e abbassando il potenziale idrico del suolo. La vegetazione, composta dalle foglie, è la diretta responsabile nella creazione di un potenziale idrico sufficiente (negativo) per favorire la risalita della linfa dal terreno alle foglie: con una EC sempre più sfavorevole (positiva verso il basso), esse sono costrette a sviluppare un potenziale negativo sempre più alto, squilibrando pertanto l’intero assetto idrico della pianta, che vede inibire la sintesi di alcuni dei più importanti processi di sviluppo e crescita, come la produzione di fitormoni di auxine e gibberelline, a favore di acido abscissico ed etilene, quest’ultimi ormoni cosiddetti “della vecchiaia”.
La Tecnica e la Ricerca si muovono costantemente in quest’ambito, al fine di poter ridurre la dannosità dei Sali in eccesso, in particolare contro l’elevata concentrazione di Sodio (presente come Cloruro di sodio, NaCl) nelle acque irrigue, sempre più presente lungo tutta la fascia trasformata.
Alcune delle tecniche fertilizzanti adottate negli ultimi anni, si basano sulla riduzione del tenore sodico nel complesso di scambio, mediante l’impiego specialità ad azione desalinizzante, di solito a base organica, più o meno chelata o complessata con Ca++ (Soilex, Cosmocel e Mainstay Calcio, Cosmocel), associando gli stessi a fertilizzanti di elevata solubilità e assorbimento (Tyler) e biostimolanti la sintesi di acquaporine necessarie per lo stato di turgore e l’afflusso di linfa in tutti gli organi della pianta (Maxicare, Cosmocel), i quali esplicano la loro massima efficacia in sinergia con un accresciuto tenore in assorbimento radicale.
Nelle foto allegate, una coltura di pomodoro di bue Grifone innestato, coltivato in presenza di un’acqua irrigua e un Estratto Saturo del Suolo ad alto tenore salino (c.a. 8.000 mS/cm – 7.500 mS/cm) e gestito con protocolli su citati: ottimale sviluppo vegeto-generativo, con emissione di palchi vigorosi mostranti ottimale allegagione e sviluppo dei frutti, sia a livello basale, che mediano e apicale.
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Fonti:
Cherry, J. H., ed. (1989) Environmental stress in plants: biochemical and physiological mechanisms associated with environmental stress tolerance in plants (NATO ASI Series G, vol.19)
Donahue, R.L., Miller, R.W., Shickluna, J.C. (1977) Soils – An introduction to soils and plant growth, 4th Ed., Prentice-Hall, Englewood Cliffs, N.J.
Good Agricultural Practices for greenhouse vegetable crops: Principles for Mediterranean climate areas, FAO, 2013
Kovda, V.A., Szabolcs I. (Ed.) – Modelling of soil salinization and alkalization. Agrokémia és Talajtan, Budapest, 1948
Maas, E.V., and Hoffman, G.J. (1977) Crop salt tolerance-Current assessment. J. irrig. drainage Div. Am. Soc. Civ. Eng. 103: 115-134
U.S. Salinity Laboratory Staff – Handbook N.60, 1969