La fertirrigazione delle colture orticole costituisce ormai una pratica consolidata per gran parte dell’agricoltura moderna e intensiva. Nella fascia trasformata peninsulare sicula, essa ha assunto forme sempre più sofisticate, grazie all’ausilio di tecnologie versatili e affidabili.
Tra esse, oltre ad impianti sempre più automatizzati, di notevole impatto, di recente anche la disponibilità di materie prime, concimi e fertilizzanti idrosolubili più versatili, adatti alle più svariate esigenze di campo e, soprattutto, in grado di smorzare i limiti cui i concimi semplici e di comune uso sono spesso afflitti.
Tra le problematiche, sicuramente la salinità è quella che maggiormente può essere apportata con i concimi, specie in suoli dediti alla monocoltura oppure ormai sodici e/o alcalini: sappiamo infatti che i fertilizzanti utilizzati nelle soluzioni fertirrigue non sono altro che dei Sali, in grado di dissociarsi in acqua nelle loro componenti fondamentali (cationi ed anioni). Questi ultimi determinano un corrispondente aumento, più o meno significativo, della conducibilità idrica dell’acqua fertirrigua, con tutte le conseguenze che essa comporta.
Altro tema è la relativa miscibilità dei fertilizzanti usati fra loro che, nel caso di concimi semplici, è dettata dalle caratteristiche chimico-fisiche e di compatibilità di ognuno. A tal proposito, sovente gli operatori optano per soluzioni integrate ready-for-to-use e concimi completi per fenofasi, adottando quelli che comunemente vengono chiamati idrosolubili ternari NPK: questi non sono altro che pre-miscele, personalizzate ad-hoc nei rapporti tra i macro e i meso-elementi, secondo stadi di crescita ed esigenze di coltura.
Peculiarità di questi concimi idrosolubili NPK, come nel caso delle soluzioni proposte dall’americana Tyler, è la totale assenza di sali e impurità di natura chimica che possono influire sia sulla qualità delle miscele, sia nel cagionare possibili danni alla rizosfera e/o alla vegetazione (qualora usate per concimazioni epigee). I ternari NPK suggeriti sono sempre indicativi per ciascuna fase di sviluppo, ideali per ottimizzare tassi di crescita, generatività ed equilibrio vegetativo, favorendo nel contempo reattività a possibili fisiopatie o fitopatie. Essi permettono di assicurare, grazie all’elevata purezza, l’assimilazione efficiente e senza sprechi energetici da parte delle piante nelle coltivazioni in campo, fuori suolo o in idroponica.
Nel complesso quindi, le soluzioni NPK idrosolubili TYLER si propongono di:
- offrire formulati e miscele ad elevata solubilità, rapida, priva di residui e relativamente reattiva nelle soluzioni nutritive in campo;
- garantire apporti ridotti di concimi, altamente efficienti nella stabilità chimica, nell’assorbimento e nell’assimilazione di Macro, Meso e Microelementi, favorendo nel contempo un ridotto impatto ambientale (accumulo di Nitrati, inquinamento da metalli pesanti, ecc.);
- apportare pre-miscele totalmente esenti da Na+ (Sodio), assicurando la completa efficienza in suoli sodici e irrigati con acque difficili (saline, alcaline);
- ridurre la carica EC nelle soluzioni nutritive alla piante, limitando i danni che elevati valori di conducibilità elettrica possono cagionare alle fasi di ingrossamento, fruttificazione e maturazione;
- diminuzione della fitotossicità, specie se impiegati in applicazioni epigee;
- proficuo impiego in acque di bassa qualità chimica (con alto livello di bicarbonati, durezza, salinità, pH elevato, rapporto Na:Ca:Mg, ecc.).
fonti:
Violante P. Chimica del Suolo e della Nutrizione delle piante. Edagricole (2005)
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