Lo stress ambientale (abiotico) o da malattia (biotico) rappresenta sempre un insieme di eventi che mettono a dura prova le capacità di risposta e adattamento da parte delle piante. Esse infatti vedono mettere in moto meccanismi di sintesi di sostanze biochimicamente attive che, a cascata, consentono alle stesse di crescere e sopravvivere in determinate condizioni. Alcune di queste sostanze, come il Perossido di Idrogeno (H2O2) ad esempio, sono tuttavia lesive, sia nei confronti dei parassiti che colpiscono la coltura, sia nei confronti degli stessi tessuti coinvolti, determinando quella “senescenza” tipica della vegetazione in stress che tutti conosciamo.
Quando gli eventi avversi coincidono poi con fenofasi particolarmente delicate delle colture, come la fioritura, l’allegagione o, peggio, l’ingrossamento dei frutti, ecco che talune colture possono subire dei veri e propri crolli fisiologici. Tali crolli possono incidere significativamente sia sulle capacità vegetative che quelle generative future delle colture coinvolte.
Non sempre si è tempestivi nell’intervenire, per cui a volte le colture possono subire pesantemente le conseguenze dello stress: ciò succede soprattutto nel cambio stagione, in presenza di sbalzi termici o ancora di cure colturali in atto. Lo sbalzo termico in particolare, fotostimolante e/o salino, sono tra i protagonisti degli eventi avversi maggiormente riscontrabili del periodo primaverile, specie per colture esigenti come le Cucurbitacee (Cocomero in testa) coltivate in ambiente protetto. Riportiamo un esempio di coltivazione colpita da crollo fisiopatico/fisiologico: nel confronto tra foto, infatti, è possibile notare come una coltura di Cocomero innestato Cometa F1/Sombrero, abbia potuto superare egregiamente la delicata fase di stress mediante l’ausilio di specialità biostimolanti.
La vegetazione, particolarmente provata dall’effetto ossidativo di sostanze quali dei perossidi endogeni (prodotti internamente dalle piante in stress) e l’azione invecchiante dell’acido abscissico, entrambi derivanti dall’azione diretta di stress ambientali e della stessa fenofase (per aumento nella produzione di Etilene/a.abscissico derivante dalla richiesta dei frutti in ingrossamento/maturazione), presentava necrosi e porzioni senescenti lungo ampie aree fogliari e getti vegetativi, con disseccamenti più o meno estesi. L’applicazione di un protocollo rigenerante specifico, sia in fertirrigazione che in aiuto epigeo, ha favorito il recupero pressoché completo delle capacità vegetanti e riproduttive della coltura. Esso e si è basato sulla somministrazione di:
- IN FERTIRRIGAZIONE: complessi molecolari, di origine naturale, elicitore-simili, che regolano le aperture stomatiche e isolano eventuali attori ambientali di stress (Kiram AT, Agriges);
- FOGLIARE: fermentati batterici, ricchi di sostanze ad azione ormono-simile (MAXI-GROW, Cosmocel), amminoacidi levogiri ad azione fitostimolante (D-Fens, Cosmocel), nonché umati e specialità a base di Ca e Si (Humifert, Barrier, Cosmocel) per la “costruzione” e il rinforzo di nuovi tessuti. La somministrazione dei formulati è avvenuta in due momenti consecutivi e continuativi.
I tessuti necrotizzati e senescenti sono infatti efficacemente soppiantati da porzioni vegetative di nuova sintesi, grazie alla presenza di attivatori del metabolismo e alla rimodulazione dell’equilibrio fitormonale mediante amminoacidi ormono-simile apportati dai fogliari (vedi anche “Proteine, amminoacidi e molecole bioattive: un sostegno nella biostimolazione delle cucurbitacee”).
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fonti:
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